Giannizzari (M5S): "Se il piano del confronto viene spostato su velleità di personalismi, il concetto di democrazia si riduce a puro slogan"

POTENZA - Quando la toppa è peggio del buco si corre il rischio di finirci, ammesso e non concesso che non sia già avvenuto e da tempo, senza alcun possibilità di risalita. Se il piano del confronto viene spostato su velleità di personalismi, a partire da chi dovrebbe garantire sempre e comunque la discussione in aula, è evidente che il concetto di democrazia si riduce a puro slogan da esibire, soprattutto nelle grandi occasioni. Il consiglio comunale dello scorso 30 luglio, sostiene Savino Giannizzari portavoce del Movimento 5 Stelle, ha sintetizzato quello che è il clima vissuto dalla città di Potenza ormai da una legislatura e, alle soglie del prossimo rinnovo, dimostra che al peggio non c’è mai fine, pur auspicando in un limite. L’approvazione dei provvedimenti conclusa in circa 15 minuti, con una puntualità sull’inizio dei lavori che ha spaccato il capello e che nei quattro anni di governo non ha conosciuto uguali, impedendo qualsiasi tipo di contraddittorio che rimane la base della democrazia peraltro su questioni che riguardavano il futuro della città, ha dichiarato quanto la maggioranza continui ad usare lo strumento dell’arroganza per mantenere le redini dell’amministrazione, piuttosto che divulgare il senso del rispetto delle parti così come conviene in queste ed in altre occasioni. In fondo è consuetudine mostrata in più circostanze quella di intervenire nel tentativo di ricordare, non solo all’opposizione, ma soprattutto alla città che dei “padroni” non se ne può fare a meno. Peccato che questo “servizio” venga mostrato senza passare per i contenuti ma esclusivamente attraverso tali metodi. Se poi le motivazioni della maggioranza addotte ufficialmente per spiegare la celerità dei lavori, inopportune trattandosi di “dovere” , avevano il solo fine di screditare il senso di responsabilità dell’opposizione che ha scelto, in occasione del consiglio comunale del 26 luglio, di sottrarsi legittimamente alle votazioni dopo averne “raccattato” le richieste poiché monca del numero legale per l’approvazione degli stessi provvedimenti, è di immediata comprensione come i giochetti ai quali è avvezza rappresentano il solito terreno sul quale mostrare “chi comanda”.E per farlo ha rimediato lavorando sull’accelerazione dei lavori, sottraendo alla cittadinanza oltre che all’assemblea il giusto confronto sui temi da affrontare, dopo aver ricostituito le fila della maggioranza richiamata all’ordine, come se sul filo dei minuti il senso del dovere si rimpinguasse del giusto valore, per la verità poco visibile solo qualche giorno prima vista l’assenza pur giustificata di alcuni consiglieri. Il sostegno offerto, poi, dal Presidente del Consiglio Comunale a tali metodi non fa altro che rafforzare tali deprecabili comportamenti, assolutamente a danno della città. Per questo, si chiedono le dimissioni del Presidente del Consiglio Avv. Luigi Petrone, conclude Giannizzari.