Si appaltano meno lavori pubblici, insomma, è questo fa temere al sindacato un ulteriore peggioramento dei fatturati e dei livelli occupazionali nei prossimi mesi. Sul banco degli accusati finiscono la burocrazia che non riesce a spendere velocemente le risorse stanziate e a far partire i cantieri con la necessaria celerità e l’incertezza del quadro normativo determinata anche dalla volontà del governo di rivedere il codice degli appalti senza un preventivo confronto con le parti sociali e le autonomie locali. Il rischio, secondo Franco Turri, è che il ricorso generalizzato alla trattativa privata per i lavori fino a 2,5 milioni di euro, ovvero per il 90 per cento degli appalti pubblici, possa aprire la strada a fenomeni di malaffare e cattiva gestione.
Meglio sarebbe, secondo il sindacato, affrontare i due nodi strutturali degli appalti pubblici: ridurre il numero delle stazioni appaltanti e i troppi contenziosi che paralizzano i cantieri. Per il sindacato dei lavoratori edili della Cisl necessari, infine, maggiori investimenti anche sul capitolo del dissesto idrogeologico, sulla messa in sicurezza del patrimonio abitativo e sul risparmio energetico.