“Sentivo l’esigenza di comunicare che il limite più grande all’amore rischiamo di essere noi stessi”, spiega Lariccia. Esigenza che il cantautore covava da tempo, ma che si è tramutata in una canzone solo dopo una lunga gestazione: “Non è stato facile scrivere questo testo - confessa Lariccia - e prima di utilizzare in una canzone la parola “amore” ho aspettato molto. L’amore è infatti l’essenza della nostra vita, il metro più alto con cui possiamo confrontarci”. Vivere a pieno questo sentimento significa anche rischiare, mettersi in gioco totalmente: “Sono convinto che l'amore non sia un sentimento - prosegue Lariccia - ma il frutto di una scelta che un uomo e una donna possono compiere quando sono consapevoli di addentrarsi nel territorio fragile e inesplorato della loro relazione. Un territorio dove corrono il rischio di cadere e rialzarsi, tentare, riuscire o fallire e dove lo scopo è quello di amare senza farsi del male”.
Giacomo Lariccia è un cantautore che lascia l’Italia e trova l’America… in Europa.
Dopo aver percorso in autostop le autostrade d’Europa, chitarra in spalla, Giacomo Lariccia si innamora di Bruxelles. Pianta le tende, si diploma in chitarra jazz e pubblica il suo primo disco da chitarrista (Spellbound/Label Travers).
Un giorno, dopo anni passati a suonare in festival di jazz in giro per il mondo, scopre la potenza della parola, inizia a scrivere canzoni e in sei anni pubblica tre dischi come cantautore (Colpo di sole nel 2012, Sempre avanti nel 2014 e Ricostruire nel 2017). Due volte fra i cinque finalisti del Premio Tenco, il più importante riconoscimento italiano per chi scrive e canta le proprie canzoni, Lariccia ha cantato in teatri e centri culturali in Francia, Belgio, Germania, Italia, Svizzera, Medio Oriente e Sud America.
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