Unibas: lettera aperta della Rettrice Sole sulla ricerca e sui dati dell'Ateneo


POTENZA - Il nostro Ateneo ha recentemente conseguito un rilevante successo negli ultimi bandi competitivi Miur, finanziati nell’ambito del Pon 2014-2020. E’ di qualche giorno fa la pubblicazione dei progetti vincitori relativi all’avviso “Aim, Attrazione e Mobilità Internazionale” che ci vede attribuite 20 posizioni di ricercatore a tempo determinato, con un finanziamento complessivo di 3,7 milioni di euro. Lo ha reso noto la Rettrice dell’Università della Basilicata, Aurelia Sole. E’ un successo lusinghiero per l’Ateneo, collocatosi in prima posizione tra tutte le Università partecipanti con riferimento al rapporto tra numero di ricercatori finanziati e personale docente strutturato, (e, in assoluto, in prima posizione tra le Università di pari dimensione). Solo di qualche mese precedente è l’assegnazione dei finanziamenti ai progetti vincitori, relativi all’avviso “Ricerca e Innovazione”, che ha visto il finanziamento di 9 progetti proposti dall’Ateneo per un totale di 7,15 milioni di euro, al netto dei co-finanziamenti. Non posso che esprimere soddisfazione per questo risultato, che si aggiunge agli altri raggiunti in questi anni di duro lavoro e di risorse scarse e che, tra l’altro, consentirà l’assunzione di un numero rilevante di giovani ricercatori, che potranno così contribuire allo sviluppo della ricerca e delle sue applicazioni nel nostro territorio.

ALCUNE CONSIDERAZIONI SU PROGETTI E LO SVILUPPO - A fronte del risultato ottenuto, vorrei fare alcune considerazioni generali sul ruolo dell’Unibas in questa regione, anche per contribuire a fare chiarezza sull’attendibilità di notizie ripetutamente (ri)proposte dalla stampa e dalla rete, che sono il frutto di una visione parziale e disinformata della situazione dell’Ateneo. Il nostro Ateneo ha, come tutti, punti di forza e criticità. Non voglio enfatizzare gli uni e nascondere gli altri. Voglio però evidenziare risultati lusinghieri quali, ad esempio, il fatto che il nostro Ateneo recentemente sia stato giudicato in maniera più che positiva dall’Anvur, vedendosi, quindi, accreditati tutti i propri corsi di laurea e di dottorato; il fatto che abbiamo un elevato tasso di fundraising e di acquisizione di progetti europei; siamo al centro del sistema di sviluppo regionale per la creazione d’impresa e per le politiche d’innovazione (incubatori, trasferimento tecnologico, startup, dottorati industriali e contamination lab); siamo parte integrante del progetto Matera-Basilicata Capitale europea della cultura 2019, e abbiamo lavorato nei momenti difficili di questo percorso, assumendoci la responsabilità di rilanciare il progetto, tanto da conseguire il pieno riconoscimento dall’Europa dell’azione fatta, con il premio “Melina Mercouri”. Come ho più volte ripetuto, e come ormai molti studi certificano, la presenza di un’Università su un territorio rappresenta un motore di sviluppo, di ricerca e d’innovazione, con notevoli ricadute in investimenti e occupazione. Questo, d’altra parte, era l’intento del legislatore al momento della proposta d’istituzione della nostra Università. Molte cose sono cambiate da quell’evento, e la Basilicata ha fatto significativi passi in avanti. Crediamo che il nostro Ateneo abbia avuto un grande ruolo in questo sviluppo.

I DATI DELL’ATENEO E DEL SUO “INDOTTO” - L’Unibas impiega oggi 604 dipendenti, fra personale docente e tecnico amministrativo, ed eroga oltre 180 borse per gli studenti del dottorato di ricerca e per assegni di ricerca. I nostri iscritti sono circa 6.700, di cui 5.000 lucani; le nostre immatricolazioni sono cresciute costantemente di circa il 3% ogni anno negli ultimi quattro, ed è alto il grado di soddisfazione degli studenti, cosa che ci pone tra i primi Atenei in Italia. Sul piano meramente economico, da uno studio interno si evince come l’Unibas, attraverso la propria spesa in stipendi e acquisti di beni e servizi, generi annualmente un impatto diretto superiore a 60 milioni di euro, attivando una produzione indotta sul sistema economico pari a 180 milioni, per due terzi a livello regionale e un terzo nel resto d’Italia; complessivamente tale produzione attiva un impiego di altre 550 unità di lavoro. A questi numeri si dovrebbero poi aggiungere: gli investimenti infrastrutturali che l’Ateneo, in collaborazione con la Regione, sta portando avanti (completamento del campus a Matera, progetto delle residenze universitarie a Matera e a Potenza); l’indotto economico sui due capoluoghi, derivante dalla presenza degli studenti universitari, e in particolare degli studenti fuori sede (circa il 25% del totale degli iscritti); la spesa, stimata in circa 60 milioni annui, evitata dalle famiglie lucane che hanno i propri figli iscritti nel nostro Ateneo.

L’ACCORDO CON LA REGIONE - La Regione Basilicata, con la legge del 2010, si è impegnata a contribuire annualmente, per un periodo di 12 anni, al consolidamento dell’offerta formativa e allo sviluppo dell’Unibas con 10 milioni annui, pari a un sesto del bilancio dell’Ateneo. La legge regionale non è solo una legge a sostegno dell’università, ma soprattutto una misura per lo sviluppo del territorio, e per garantire il diritto allo studio delle famiglie lucane, misura connotata da un considerevole ritorno dell’investimento, come poche altre misure della programmazione regionale. Mi sento, e con me l’intero Ateneo, ferita quando una trasmissione televisiva nazionale, senza un’analisi puntuale della situazione, si spinge ad affermare che tale sostegno, possibile attraverso le royalties del petrolio, costituisca un “tappabuchi al bilancio dell’Università”. Questi fondi, che in una situazione di normale trasferimento di risorse nazionali avrebbero sicuramente favorito l’ampliamento dell’offerta formativa e della ricerca di Ateneo, si sono tradotti invece nella mera possibilità di garantire le attività ordinarie in un contesto di drammatici tagli al finanziamento ordinario ministeriale. E’ noto a tutti che dal 2009 il nostro Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) è stato costantemente tagliato, con una perdita cumulata dello stesso ordine (sette milioni di euro), contribuendo al massiccio spostamento delle risorse da Sud a Nord. Il contributo regionale è certamente essenziale per le nostre attività, ma va detto con forza che rappresenta un vero investimento economico e sociale sul territorio, come ho cercato sinteticamente di evidenziare in precedenza. La sola spesa evitata alle famiglie lucane, sopra richiamata, pari a circa 6 volte l’ammontare del finanziamento, ed è quasi pari al gettito annuale delle royalties regionali. Sento quindi il dovere di chiedere a tutti una riflessione su quelli che sarebbero i costi sociali per i giovani lucani e meridionali nel caso in cui l’università nella nostra regione, smettesse di essere presidio di offerta di alta formazione e di ricerca. E’ questo il tempo di riconoscere il valore di saperi, di funzioni e d’impatto dell’Università degli Studi della Basilicata e di contribuire, insieme con immaginarne il futuro. Così in una nota Aurelia Sole, Rettrice Università della Basilicata.