Omelia dell'arcivescovo mons. Caiazzo per la celebrazione eucaristica della Festa di Maria SS della Bruna

MATERA - Carissimi, vi saluto ancora una volta nel nome del frutto benedetto del grembo di Maria, Gesù, che da sempre e per sempre è in mezzo a noi.

Saluto i confratelli presenti, i diaconi, le religiose, le autorità civili e militari, l’Associazione Maria SS. Della Bruna con il suo Presidente Mimì Andrisani, tutte le confraternite, i Pastori dell’anima e Gli Angeli del Carro, voi fedeli qui presenti e quanti state seguendo da casa la celebrazione attraverso il servizio reso da TRM.

Oggi per Matera è un giorno particolare: è la festa della Madonna della Bruna. Stamattina, durante la messa “detta dei pastori”, pensavo, volando indietro nel tempo, come i nostri pastori, attraverso la loro fede genuina, erano capaci di coniugare fede e lavoro, soprattutto in questo giorno, attingendo alla Parola di Dio e mettendosi in cammino dietro alla dolce Madre della Bruna, con la gioia e l’ansia di chi sente la responsabilità nel guidare il proprio gregge e badare alla propria famiglia. Ho immaginato che insieme a loro probabilmente ci fossero anche le greggi. Ho sentito i loro belati, le campanelle appese al collo, i fischi e le grida dei pastori che si alternavano a canti e preghiere. In quest’ottica si coglie e capisce il senso della processione dei pastori attuale.

Ai pastori, gente umile che al tempo di Gesù erano messi ai margini della società e considerati immondi, a loro fu dato a Betlemme il primo annuncio che Maria aveva partorito un Bambino, Gesù. I pastori, a Matera, danno a noi la sveglia per adorare nella Vergine della Bruna la presenza viva di Gesù, Dio che si è fatto come noi per farci come lui. Questa è la fede che ci è stata tramandata e che ha fatto cultura. Chi non conosce la storia di Matera, fortemente legata alla sua Madonna, non potrà capire nemmeno questo tipo di manifestazioni religiose.

Siamo giunti a questo giorno dopo esserci preparati spiritualmente e culturalmente in momenti di preghiera, di ascolto della Parola e di meditazione, confrontandoci anche su tematiche inerenti la nostra vita privata e sociale.

Rivolgiamo un particolare ringraziamento a Sua Eminenza il Cardinale Angelo Amato, inviato direttamente da Papa Francesco, come suo delegato, il quale, nella celebrazione di San Giovanni da Matera il 20 giugno, ha ricordato gli 880 anni dalla morte del nostro santo concittadino. Solenne concelebrazione Eucaristica che ha visto la partecipazione dell’intera Arcidiocesi di Matera – Irsina: clero e fedeli. In quella occasione ho annunciato in modo ufficiale che San Giovanni da Matera deve essere considerato Patrono minore principale della nostra Arcidiocesi, come già proclamato dal mio predecessore, S.E. Mons. Camillo Cattaneo della Volta, nel 1830. Dal prossimo anno in tutte le parrocchie è obbligatorio celebrare la festa di S. Giovanni da Matera.

Un grazie speciale anche a S. Eminenza Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Pontificio, che ha chiuso la settimana di preghiera e di novena in preparazione alla Festa di Maria SS della Bruna. In questi giorni la nostra fede, arricchita dalla loro presenza, ha sperimentato la presenza di Gesù, il vero festeggiato.

Come Maria ha visitato Santa Elisabetta, anche noi abbiano ricevuto la gioia di avere in visita tra noi alcuni Vescovi quali quello di Catanzaro - Squillace, di Cassano allo Jonio, di Rossano - Cariati, di Taranto, di Melfi – Rapolla – Venosa. Davvero una grande ricchezza! E’ questa la vera essenza di questa festa: Maria che, visitata da Dio e resa feconda dallo Spirito Santo, ci dona il vero volto di Gesù.

La settimana è stata arricchita altresì dalla festa del quotidiano Avvenire. Nell’anno in cui Matera è il centro dell’Europa, da questa nostra amata città, in un’agorà affollata, in Piazza S. Francesco, messaggi antichi e sempre nuovi sono stati oggetto di riflessione condivisa: Giovani, lavoro e legalità, sfide per lo sviluppo del mezzogiorno; il futuro dell’Europa tra America e Asia; l’eccellenza della proposta italiana nel mondo, formazione, ricerca e cura. Sani dibattiti che sono stati fermento per le nostre menti, nella speranza che arrivino al cuore di questa nostra Europa, che vive una fragilità culturale e spirituale.

Nel brano del vangelo che è stato proclamato San Luca ci narra la visitazione di Maria a S. Elisabetta. Il suo intento è quello di presentare le comunità del tempo presenti in tutto l’impero romano. Ma c’è di più. Luca presenta Maria come modello che tutti siamo chiamati a imitare per accogliere la Parola di Dio: lei l’accoglie, la vive e la mette in pratica.

La nostra comunità di Matera, ad imitazione di Maria, vive e mette in pratica il suo agire al servizio di tutti i fratelli.

La Vergine Santa lascia la sua casa, il suo paese, Nazaret e, camminando per 150 Km, arriva in montagna ad Ain Karem, poco lontana da Gerusalemme. Ad Ain Karem, il mio predecessore, S.E. Mons. Antonio Ciliberti, ottenne di collocare in una bellissima edicola, l’immagine della Madonna della Bruna, così come è rappresentata nell’affresco – icona nella nostra Basilica Cattedrale. Come in un parallelismo, possiamo dire che da Matera Maria si è messa in cammino e ancora una volta ha raggiunto quella località descritta nel Vangelo, a ricordarci che il suo viaggio non è da collocarsi in una precisa data storica ma in ogni oggi della storia in cui l’uomo vive e incontra Dio.

Uomo che è in Oriente come nella vecchia Europa, in Africa, come in Asia, in America come in Oceania e Australia. E’ l’uomo che abita il mondo che Dio viene a visitare attraverso Maria. Uomo sofferente nel corpo e nello spirito, uomo solo e abbandonato, disoccupato, giovane e scoraggiato, deluso e ingannato, immigrato e senza fissa dimora, sfruttato e delegittimato, schiavo degli idoli del tempo e abbandonato al suo destino. Chi non sa accogliere o non vuole accogliere Maria che porta Gesù, Via, Verità e Vita, non trova il senso della propria esistenza.

Una città senza Maria, un’Europa senza vita spirituale, un mondo capace di costruire muri e steccati, diventano sempre più poveri, tristi, sofferenti, egoisti, perché senza Dio.

Maria, anche oggi, partendo non da Nazaret ma da Matera, si mette in cammino per le nostre strade per raggiungere i luoghi abitati da ogni uomo. Da qui dialoga, come in un nuovo Areopago, con la Chiesa, con il mondo della politica e della cultura, con l’Europa, con l’umanità intera e ci dona la gioia che vive in Lei: Gesù, Salvatore del mondo. Gioia che fa sussultare, danzare, come Giovanni Battista nel grembo di sua mamma Elisabetta. Gioia che spalanca gli occhi sulla storia e guarda l’umanità con gli stessi occhi di Dio.




Nell’incontro tra le due cugine, Elisabetta indica il passato, Maria il presente e il futuro. E’ un incontro familiare come quelli che devono contraddistinguere i nostri rapporti umani. Due donne, una diversa dall’altra, due generazioni a confronto, dove la più giovane, Maria, attraverso la sua visita, porta gioia, anzi porta la vera gioia che ha dentro, il frutto del suo seno, Gesù. Due donne gravide di vita umana e divina che esprimono il senso della famiglia, della casa, dell’agire di Dio che fa riconoscere ad ognuna delle due l’opera che lui sta compiendo.

Le parole di Elisabetta, il saluto che rivolge a Maria, da quel momento diventano preghiera per ogni generazione, fino ai nostri giorni: è l’Ave Maria che fin da piccoli rivolgiamo a Maria, che per noi è la Madonna della Bruna.

Un ultimo aspetto vorrei sottolineare di quest’incontro. Elisabetta, rivolgendosi a Maria, dice: "Beata colei che ha creduto, nell’adempimento delle parole del Signore". L’evangelista Luca, riportando le parole di Elisabetta, oggi a noi dice che credere nella potenza della Parola di Dio significa fidarsi di Lui, che mantiene sempre fede alle sue promesse. Chi crede, sperimenta che la Parola è creatrice e genera vita nuova. E’ avvenuto nel seno di Maria Vergine, avviene oggi in quanti vivono l’attesa non di eventi prodigiosi ma del prodigio di Dio che vuole incarnarsi nella vita di ogni uomo. E questo vale per l’uomo colto come per l’analfabeta, per il ricco come per il povero, per il credente come per chi professa un’altra fede, per i materani come per gli europei, per gli africani come per gli asiatici, per gli americani come per gli australiani, per i credenti e i non credenti.

Maria, a sua volta, benedice quest’incontro con un canto d’amore meraviglioso, il Magnificat. La Vergine Santa si definisce umile e parte “dei poveri di Dio”, addirittura di coloro che temono Dio e che ripongono speranza e fiducia in Lui quando nella vita sperimentano l’assenza di diritti o di giustizia. Questi poveri sono il linguaggio vero di Dio, quella parte del popolo d’Israele che, come i pastori, seppur nell’umiltà e nella povertà, con la presenza del Signore nella loro vita, cambieranno la storia, tanto da scrivere pagine di vita meravigliose alle quali tutti potranno attingere. Sono esattamente il contrario degli orgogliosi che si fidano solo di se stessi: “Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmati di beni gli affamati, a rimandato i ricchi a mani vuote”.

La Madonna, attraverso l’immagine che porteremo per le strade della nostra città, busserà alla porta delle “tante Elisabetta” che si trovano in situazioni di necessità, di bisogno, di sofferenze, di dubbi, di incertezze per il futuro; che stanno subendo ingiustizie e ricatti, vivendo situazioni di inimicizie e divisioni, cedendo alla paura e allo sconforto. Maria bussa alle porte delle famiglie in crisi, divise, al cuore delle donne che portano in sè il dono della vita e che hanno deciso di interrompere la gravidanza, all’animo dei giovani scoraggiati e arrabbiati, alle menti di quanti hanno la responsabilità di governo, agli imprenditori e operai, ai professionisti e a quanti mendicano quotidianamente la vita. Maria viene a bussare alla porta di tutti. Se come Elisabetta sapremo aprire il cuore e spalancare gli occhi, questi si riempiranno di luce e anche le lacrime di dolore come quelle di gioia feconderanno, come pioggia, la nostra esistenza aprendoci alla speranza di una vita nuova.

A Maria, la nostra dolce Madonna della Bruna, ci affidiamo affinchè, sul suo esempio, lasciamo agire la potenza dello Spirito Santo e la Parola diventi carne nelle scelte di vita che siamo chiamati a fare.

Buona festa della Bruna a tutti.