Saluto dell'arcivescovo di Matera-Irsina mons.Caiazzo alle delegazioni ebree e musulmane


MATERA - Benvenuti a Matera, Signori Rabbini e Reverendi Imam. Benvenuti in questo Salone degli Stemmi che nel corso dei secoli è stato testimone di quanto è stato scritto e detto per creare “ponti di pace”, di fraternità, di comunione.

Benvenuti nella nostra terra di Basilicata che da sempre ha favorito l’incontro tra le diverse culture, le etnie, le religioni.

Benvenuti nella città dei Sassi e nella Lucania, dove gli Ebrei per lunghi secoli sono stati presenti con diverse Giudecche.

Vorrei ricordare, in questa sede, Carlo Levi, presente in due periodi diversi: nel 1934 per due mesi e nel 1935 quando venne condannato al confino nella nostra terra. Qui, da noi, venne ispirato a scrivere pagine di vita che hanno lasciato impresso per sempre il sigillo: Cristo si è fermato a Eboli, è l’opera più conosciuta. Infatti, ambientatosi tra i Sassi di Matera, realizzò tante opere come: i quadri Lucania ’61, le poesie Il bosco di Eva, l’invenzione della verità, l’Imitazione dell’Eterno. Grazie a Carlo Levi la nostra terra e le miserie disumane del Sud vennero conosciute. Grazie a lui, di certo, iniziò un processo di riscatto della nostra terra e di Matera fino ad essere proclamata Patrimonio dell’Umanità e città Europea della Cultura. Sulla sua tomba a Roma, come vuole la tradizione ebraica, sono stati posti dei sassi. Noi lucani, in particolare noi materani, aggiungiamo un altro significato: i Sassi di Matera sono per sempre con lui e noi siamo eternamente riconoscenti per come ci ha amati, serviti, aiutati.

La presenza arabo-musulmana è state una parte integrante del patrimonio storico e della cultura della nostra terra. Una presenza più consistente, mi risulta, ci sia stata a Tricarico e a Tursi. Molte nostre parole dialettali sono di origine araba, anche se non abbiamo una vera e propria presenza dell’Islam nella nostra terra.

Carissimi, penso che la vostra presenza a Matera sia da leggere secondo questo pensiero di Papa Francesco: «In un mondo globalizzato, dove sembra sempre più facile scavare distanze e rintanarsi nei propri interessi, siamo chiamati a impegnarci per congiungere fra loro le persone e i popoli»

«È urgente elaborare assieme memorie di comunione, tessere trame di pacifica convivenza per il futuro: le religioni, se non perseguono vie di pace, smentiscono sé stesse. Esse non possono che costruire ponti: le nostre differenze non devono metterci gli uni contro gli altri» (Papa Francesco).

Se ci ritroviamo insieme, Ebrei, Cristiani, Musulmani è per dire che le nostre differenze non ci metteranno mai l’uno contro l’altro, perché il “Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe”, ci invita a quella fraternità che nasce dal riconoscimento di una comune paternità, quindi figli dell’unico Dio. Questo ci sta aiutando a liberarci dai fardelli della diffidenza e da quei fondamentalismi che spesso sfociano nell’odio e che offendono il nostro credo: nulla hanno a che fare con quanto, nella diversità di professione di fede, crediamo e nei segni e simboli ai quali siamo legati manifestando l’identità di Ebrei, Cristiani, Musulmani. A Matera si aggiunge un altro pilastro per essere, per dirla con Papa Francesco, “ponti di dialogo, mediatori e creativi di pace”.

Il Concilio Vaticano II, nella Dichiarazione Nostra aetate dice al paragrafo 2: «La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo» nelle religioni. «Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini» (Dichiarazione Conciliare Nostra aetate, paragrafo 2, del 28.10.1965).

Al paragrafo n. 3 afferma: la Chiesa cattolica guarda «con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno».

Il n. 4 di Nostra aetate è dedicato alla religione ebraica. Sintetizzo il pensiero. Si mette in evidenza come la Chiesa e l’insegnamento di Gesù e la missione degli apostoli hanno le loro radici nella tradizione ebraica, a partire cioè dall’alleanza mai revocata che Dio stipulò gratuitamente con il popolo eletto, Israele, attraverso il patto con Abramo e Mosè. C’è un grande patrimonio spirituale che sicuramente avvicina cristiani e ad ebrei ma nello stesso tempo deve promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima. Questo sarà possibile in modo particolare con gli studi biblici e teologici e attraverso un fraterno dialogo. (Lumen Gentium n. 16).

Mi permetto ricordare come sulla scia della Lumen Gentium, sono stati tanti i documenti che la Chiesa ci ha messo nelle mani come ricchezza e patrimonio spirituale per continuare quella spiritualità del dialogo necessaria e indispensabile.

Cito l’enciclica Ecclesiam suam di Paolo VI; la Nostra aetate, la Redemptor hominis, la Dominum et vivificantem, la Redemtroris missio di S. Giovanni Paolo II; Benedetto XVI e Papa Francesco hanno continuato e stanno ulteriormente mettendo a fuoco quanto la Chiesa in questi ultimi 60 anni ci ha regalato.

Il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa cattolica, favorendo l’incontro tra fedi diverse per la conversione reciproca verso l’unico Dio che riconosciamo come nostro Padre.

Grazie per questa gradita visita, per la vostra presenza nella nostra città, per il vostro dialogare, segno di incontro e non di scontro, di amicizia, di fraternità.

Shalom (שלום), Salam (سلام), Pace a tutti.
†Antonio Giuseppe Caiazzo