Matera: lettera dell'arcivescovo mons.Caiazzo agli operatori turistici e turisti


MATERA - Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell'arcivescovo mons.Caiazzo agli operatori turistici e turisti:

Carissimi operatori turistici e turisti,
stiamo venendo fuori da un periodo difficile (almeno lo speriamo) che ha segnato in tutti i sensi la nostra vita. Il Covid- 19 ci ha fatti scoprire improvvisamente tutti più fragili, meno sicuri, impauriti. La ripresa, per quanto difficile, non è impossibile.
Mi rivolgo soprattutto a voi, operatori turistici che insistete nel territorio dell’Arcidiocesi di Matera – Irsina, dopo la lettera inviata alle istituzioni civili e militari, ai sindacati, agli imprenditori della nostra Regione, in occasione della festa del lavoro del 01 maggio.
Mi preme farvi sentire la mia vicinanza e il sostegno dell’intera comunità della nostra Chiesa locale, in questo momento in cui la ripartenza economica, sociale, culturale e pastorale sembra difficile. Anche nelle nostre chiese stiamo osservando le norme prescritte, quale, per esempio, il distanziamento sociale che ci penalizza. Tuttavia, è necessario, ma non è di ostacolo alla progettazione di processi di rinascita.
Nella nostra cultura l’accoglienza fa parte del nostro modus vivendi: non ci arrendiamo mai di fronte a nessuna difficoltà. Siamo capaci di rimboccarci le maniche e di risorgere a vita nuova con maggiore energia, vitalità e senso del dovere. Questa è l’eredità dei nostri padri, che ci hanno condotti, attraverso l’evento di Matera Capitale Europea della Cultura, a diventare l’attrazione del mondo intero.
Siamo cristiani e come tali ci appoggiamo sulla Parola di Gesù che ci incoraggia. Mi viene in mente un brano del vangelo in cui Pietro e gli altri pescatori, dopo aver lavorato tutta la notte, si ritrovarono all’alba con le reti vuote. Erano stanchi, delusi, affranti e fortemente preoccupati per le loro famiglie. Gesù da risorto apparve loro e disse: “Figlioli, non avete nulla da mangiare”. Gli risposero: “No”. Allora egli disse loro: “Gettate la rete dall’altra parte della barca e troverete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci” (Gv 21,5-6).
Questo è il momento in cui siamo invitati a rilanciare un turismo che sia responsabile, attraverso la creatività che, grazie al cielo, non ci manca. Rilanciare la cultura e il turismo, in un’ottica di responsabilità, etica e lentezza, significa riproporre le nostre ricchezze: la valorizzazione dei prodotti della terra (in questo tempo frutta e verdura, e tutto il settore agroalimentare), dei prodotti caseari, del comparto balneare della costa che da Metaponto si estende fino a Scanzano Jonico, del parco della Murgia, alle innumerevoli chiese rupestri, della cucina tipica del nostro territorio, della lavorazione del tufo e della cartapesta, del settore alberghiero e di B&B, delle visite guidate dei nostri centri storici, della città dei Sassi.
E’ il tempo di “gettare le reti dall’altra parte della barca”. Inizia un nuovo corso della storia. Sono certo che davanti a noi, nonostante la paura e la diffidenza di tanti, c’è un futuro che riempirà le reti di grossi pesci che riaccenderanno la luce della speranza che non può e non deve morire. E’ il tempo in cui tutti dobbiamo sentirci più responsabili.
Visitiamo la nostra terra nella sua bellezza: tanti posti non li conosciamo! Investiamo sui nostri prodotti: sono una meraviglia unica! Turisti, una volta tanto, della nostra terra e nella nostra terra! Ma anche turisti dello Spirito. Abbiamo Santuari, case di spiritualità dove possiamo sostare, riposare, godere nel silenzio e nella preghiera. Abbiamo bisogno anche del turismo spirituale.
Tutto questo ci aiuterà a guarire. S. Pietro, davanti alla porta Bella, al paralitico che chiedeva l’elemosina disse: “Non ho né oro né argento, quello che ho te lo dono: nel nome di Gesù Cristo, alzati e cammina!” Siamo invitati a non rimanere ripiegati su noi stessi. Vinciamo la paura del momento, offrendo la bellezza che abbiamo dentro, la bellezza che la natura conserva per noi, la bellezza che i nostri avi ci hanno saputo trasmettere. Abbiamo imparato che la “vergogna” si trasforma in “cultura”: alziamoci e camminiamo insieme!
Invito tutti, compresi i confratelli sacerdoti, a farvi promotori per organizzare gite sul nostro territorio, a visitare e far conoscere le nostre bellezze, dal mare alla collina, dalla montagna alla nostra città di Matera. Non vogliamo perdere questa che si sta rivelando una vera e propria sfida.
Come Chiesa vi siamo vicini e, per quello che possiamo e ci compete, non ci tireremo indietro nel sostenervi, così come stiamo facendo nel venire incontro a tutte le emergenze che tutti conosciamo.
Prego per tutti e vi benedico.

✠Don Pino