“Aspetto che ritorni” è il titolo del singolo che segna l’esordio discografico da solista del cantautore siciliano Giuseppe Fava. Il brano è incluso nel nuovo album “L’importante è stare bene”, un disco in cui l'artista mette al centro la vita e il benessere di ognuno di noi.
Registrato al Mob di Palermo, mixato da Sarò Tinè e masterizzato presso La Maèsta di Giovanni Versari, hanno partecipato al disco Alessandro Presti (tromba in “L’importante è stare bene”) e Fabrizio Cammarata (chitarra in “Hai visto mai”).
Aspetto che ritorni” è il titolo del brano che segna il tuo esordio discografico da solista. Qual è il messaggio più intimo che questo lavoro intende trasmettere?
Questo è il brano che ha anticipato l’album “L’importante è stare bene”, un disco mette in discussione l’evidente senso comune di mettere noi stessi al centro di tutto, il nostro benessere i nostri bisogni , la nostra carriera, escludendo l’altro a priori.
Questo tuo nuovo lavoro mischia emozioni contrastanti, ma apre le porte al desiderio di una vita normale. Come mai la scelta di raccontare il sentimento della diffidenza in chiave positiva?
I temi toccati, a volte sfiorati dai brani sono diversi: sicuramente quello che ho cercato di fare è di dare delle connotazioni anche pratiche a chi ascolta, cercando di non rimanere invischiato in una poetica sterile che rimane onirica, immaginaria.
Credi che certe cose possano davvero essere lasciate in sospeso?
Credo nell’assoluta attesa, inevitabilmente ogni situazione ha bisogno di fermentare e spesso non ha bisogno del nostro intervento anzi il più delle volte il nostro intervento risulta assolutamente inutile, fuorviante, lasciamo che le cose vadano come devono andare.
Parlaci di questo nuovo lavoro.
L’album è un filo letterario da seguire, una storia da capire e nel caso in cui sia piaciuta, da fare propria. È una sorta di manifesto sociale che si propone come spartiacque tra quella velocità della vita quotidiana alla quale ognuno di noi è ormai ben abituato e il bisogno di ritornare alle cose semplici.
Che rapporto hai con il tuo pubblico?
Una domanda interessante e cruciale soprattutto in questo periodo storico. Quello che mi piacerebbe dal pubblico è essere capito, senza aiuti, senza simpatie, ho cercato di fare della musica non facile, non difficile, musica che ha bisogno di quel minimo di attenzione che spesso viene a mancare fra chi ascolta musica.