Il gruppo di “balordi”, come li ha definiti la madre del ragazzo paraplegico, non solo ha continuato ad offenderlo e ad insultarlo ma uno di loro – racconta Buono – ha provato anche ad avventarsi contro il padre del ragazzo che si era avvicinato per aiutarlo.
Solo l’intervento di altre persone che hanno assistito a quanto stava accadendo ha evitato il peggio. Un episodio, questo, che ripropone un problema del quale non siamo abbastanza consapevoli: il bullismo. Perchè di questo si tratta.
Un problema del quale i genitori devono prendere coscienza prima ancora che accadono episodi deplorevoli come quello accaduto a Potenza. Perchè è una vera e propria emergenza educativa.
Nell’articolo di Claudio Buono la mamma del ragazzo paraplegico, vittima di bullismo, si rivolge ai genitori. Parole come un macigno, quelle che pronuncia, che richiamano ciascuno ad un’assunzione di responsabilità.
“Da madre – ha sottolineato – mi chiedo come faccio a stare tranquilla quando mio figlio è fuori casa. Perché questi quattro balordi non hanno avuto il sacrosanto ceffone al momento opportuno per far capire che sbagliavano. Cosa i genitori hanno insegnato loro? Facile insultare e mortificare chi è in difficoltà. Nel gruppetto c’erano anche ragazzine.
Sono anni che combatto come madre per i diritti dei ragazzi come mio figlio e per lui affinché possa avere un mondo migliore ma qui tutto c’è tranne che qualcosa di migliore”.
Mortificati i genitori, che stanno valutando di denunciare l’accaduto, anche se al momento ritengono comprensibilmente che sia più importante stare ancora più vicini al figlio. “Per il momento staremo vicini al nostro ragazzo. Tutto questo ha insegnato qualcosa anche a lui. Che non tutti sono amici sinceri e non ci si deve fidare di tutti”.
Dobbiamo state vicini a genitori, i figli dei quali sono vittime di bullismo o di cyberbullismo, altro problema, quest’ultimo, in espansione. Come dobbiamo stare vicini ai genitori del bullo. Perchè anche lui ha bisogno di essere aiutato.
Stare vicini non esprimendo soltanto solidarietà ma assumendo tutti, ma proprio tutti, l’impegno di aiutare i giovani a crescere con valori positivi. Educandoli al rispetto dell’altro. Alla solidarietà. Dobbiamo farlo. E’ un dovere di tutti. La mamma del ragazzo paraplegico chiede soltanto che il proprio figlio “possa avere un mondo migliore”.
E’ cosi difficile che ciò accada? Noi siamo convinti che possiamo farcela, ma dobbiamo impegnarci tutti e a tutti i livelli.