Sversamenti ENI del 2017, Perrino chiede nuovamente notizie

 

Il consigliere del M5s: "In una interrogazione datata 2019 avevamo chiesto conto di come la Regione intendesse procedere per il risarcimento. Abbiamo scritto agli uffici per conoscere se ci sono stati eventuali aggiornamenti".

"In attesa di capire come verrà sintetizzata l’ormai famigerata 'molecola del gas' nelle bollette dei lucani, abbiamo deciso di volgere lo  sguardo indietro per capire come si stanno evolvendo le vicende sorte a seguito degli sversamenti dei serbatoi colabrodo di ENI a Viggiano. Le indagini mossero i primi passi nel gennaio 2017, in coincidenza con il rilevamento di un copioso recapito di idrocarburi, nel depuratore dell'area industriale di Viggiano, ubicato nei pressi del Centro Oli di Viggiano. I Carabinieri del NOE, eseguiti numerosi sopralluoghi nell'intera area industriale nel febbraio 2017, individuarono, lungo il perimetro esterno del Centro Olio Val d'Agri di Eni ubicato in Viggiano, un pozzetto all'interno del quale defluivano incessantemente acque miste a idrocarburi del tutto simili a quelle rinvenute nel depuratore. Al termine degli accertamenti di rito, da un quadro investigativo ampio e complesso, è stato possibile ricavare,  nitidamente, i profili del delitto di disastro ambientale con la contaminazione e la compromissione di 26 mila mq di suolo e sottosuolo dell'area industriale di Viggiano e del reticolo idrografico a valle dell'impluvio denominato ''fossa del lupo'".

Lo sostiene il consigliere regionale del M5s, Gianni Perrino che aggiunge: "Ricordiamo che il Gup del Tribunale di Potenza ha disposto il rinvio a giudizio per i due ex responsabili del Centro Olio Val d’Agri dell’Eni, Andrea Palma e Ruggero Gheller, e per i cinque componenti del Comitato tecnico regionale organo di vigilanza sugli impianti a rischio di incidente rilevante, qual è lo stabilimento di Viggiano. Durante il processo in corso, che vede il M5S parte lesa, era inizialmente stata accolta l’istanza di modifica del capo di imputazione da disastro semplice a disastro ambientale proposta dai nostri legali, istanza che non è stata confermata in un secondo momento".

"In una interrogazione datata 2019 - conclude - avevamo chiesto conto di come la Regione intendesse procedere per il risarcimento. Nella risposta ottenuta era stato quantificato un danno in via presuntiva pari a 47 milioni di euro principalmente dovuti al mancato gettito delle royalties. Abbiamo scritto agli uffici per conoscere se ci sono stati eventuali aggiornamenti relativi alla richiesta di  risarcimento anche relativamente alle altre voci di danno, comprensivo anche di quelli d'immagine subiti dalla nostra Regione".