Crediti incagliati, Perrino: cortocircuito Roma-Potenza




Il consigliere del M5s: "Mettiamoci attorno ad un tavolo, cerchiamo di unificare la nostra proposta di legge e quella di Coviello, che contengono diversi punti sovrapponibili, così come è previsto dal Regolamento del Consiglio regionale".

"La decisione del governo Meloni di impedire a regioni ed enti locali di acquistare i crediti incagliati nei cassetti fiscali delle aziende del settore edile, con un blitz fulmineo in Consiglio dei Ministri, attraverso una norma introdotta nel DL PNRR, ha dispiegato i suoi effetti tragicomici anche nella nostra regione. Mentre dal Comune di Potenza, a trazione leghista, ci si affrettava a deliberare l'intenzione di investire 10 milioni all'anno per l'acquisto dei crediti e in maniera rocambolesca FdI in Regione annunciava il deposito di una proposta di legge per liberare i cassetti fiscali delle aziende lucane dai crediti incagliati, da Roma il Senatore Gianni Rosa interveniva per comunicare, attraverso un'intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno, che da Potenza non sarebbe più stato possibile intervenire". 

Così il consigliere regionale del M5s, Gianni Perrino che aggiunge: "Il leitmotif del senatore di FdI è il medesimo che si sente ripetere come un disco rotto a tutti gli esponenti di questo disastroso centrodestra: dobbiamo preservare il bilancio pubblico dai disastri che quegli incompetenti dei 5 Stelle hanno combinato, concependo il Superbonus 110 per cento. Peccato che il senatore lucano dimentichi di citare il poderoso incremento del PIL ascrivibile proprio alla tanto vituperata misura targata M5s o la creazione di quasi un milione di posti di lavoro nel settore dell'edilizia, concretizzatasi proprio grazie alla medesima misura. Altra questione dimenticata è la votazione all'unanimità in Parlamento, nel 2016, proprio di una risoluzione degli incompetenti grillini, con la quale si chiedeva di rafforzare la politica relativa ai bonus edilizi, specie in chiave di riqualificazione in termini di risparmio energetico".

"A Roma se lo immaginano - dice - che cosa comporterebbe far chiudere i battenti a circa 40000 imprese? I ragionieri del MEF si sono chiesti quali sarebbero le proporzioni della voragine che si aprirebbe nei conti pubblici che lorsignori affermano voler preservare, se di punto in bianco venissero a mancare le entrate rivenienti dalle tasse che le imprese e i loro addetti versano all'erario? E tutto ciò non per un anno o cinque ma per sempre". 

Orbene - conclude - dopo queste di certo non esaustive considerazioni, rivolgiamo un appello alla maggioranza in Consiglio regionale: mettiamoci attorno ad un tavolo, cerchiamo di unificare la nostra proposta di legge e quella di Coviello, che contengono diversi punti sovrapponibili, così come è previsto dal Regolamento del Consiglio regionale e dimostriamo ai ragionieri che non ragionano che si possono concepire misure a favore di imprese e cittadini partendo dai territori; d'altronde, ironia della sorte, proprio durante l'ultima seduta del  Consiglio regionale si è discusso di 'autonomia' delle regioni: non sarebbe oltremodo grottesco che in tutta risposta ci si arrendesse con imperdonabile mestizia alle pretese e ai diktat del governo centrale, giunti appena qualche giorno dopo l'inconcludente dibattito in quel di Potenza"?