INTERVISTA. Freddo torna con il nuovo singolo ''Italienne Politique''



Freddo pubblica il nuovo singolo 'Italienne Plitique''', un piccolo gioiello di groove e sarcasmo. Se l’idea era di creare un sound fresco, che strizza l’occhio all’Africa, alla Jamaica, a certa disco- funk francese anni 90’ fatta di campioni e mondi lontani, continuando pero’ ad appoggiarci sopra tematiche politiche e di denuncia vera, ecco allora l’esperimento sembra riuscito perfettamente. Grande tiro e tono pungente messi insieme in questa canzone dal sapore senza tempo e dalle parole taglienti e ironiche dirette proprio alla “Politica Italiana”. 

“Italienne Politique” non parla solo di politica e politici, ma è il mio modo di puntare il dito alla maniera italiana di fare le cose, di pensare, di relazionarsi. Andrebbe ascoltato di seguito a “Per Colpa Di” almeno suggerisco di chi potrebbe essere la colpa di tante cose... Da lontano seguo il mio paese, le vicende politiche e sociali, e tante cose sono gestite male, in modo approssimativo, o peggio subdolo. I politici di ogni colore trattano la gente come bambini da incantare con le parole finendo poi per favorire sempre i propri interessi o i propri amici. Dal Governo sino a livello locale, ed e’ triste. Intendiamoci, qui in UK o nel mondo non siamo messi molto meglio, (forse questa e’ la malattia che prende quando si acquisisce potere...) pero’ io sono italiano, scrivo in italiano e sento forte il fastidio a ogni notizia, a ogni rissa, a ogni inchiesta, a ogni tribuna strillata. E allora mi incazzo e ci scrivo una canzone. 

Cosa ti ha portato ad allontanarti dall’Italia, e cosa invece ti porta ad usare l’italiano e non l’inglese per la tua musica?

Forse l’ambizione? Quando 20 anni fa ho deciso di andare via dall’Italia era perche’ ho sentito che volevo misurarmi con mondi musicali e artistici più grandi di me e del mio territorio, volevo davvero uscire dalla mia zona di confort per diventare il “peggiore dei bravi” e non viceversa... Sembra una battuta ma e’ stato cosi. Ne ho viste e vissute di tutti i colori in UK e all’estero, ho fatto grandi esperienze e aver deciso dal nulla di iniziare un mio progetto scrivendo in italiano e’ solo la chiusura di un cerchio. Oggi e ancora per qualche anno scrivere nella mia lingua lo sento come una esigenza assoluta, primaria. Ho ancora cose da dire in italiano, ma appena inizierò a sentirò che e’ tempo magari userò l’inglese che e’ la mia lingua di tutti i giorni. Ogni cosa ha un suo tempo.

Il tuo lavoro di tutti i giorni, ti porta ad essere in contatto con la musica? E in che modo è cambiato il tuo rapporto con la musica da quando hai iniziato a lavorare in Inghilterra?

Tecnicamente lavoro nell’audio-video, sono un fotografo/videomaker e produttore che usa mezzi tecnici e creatività per raccontare cose, prodotti, storie, eventi. Quindi la musica e’ fondamentale ogni giorno, forgia le linee e le emozioni che voglio creare, prima ancora di realizzare il contenuto vero e proprio. Da quando sto in Inghilterra ho solo capito che la musica fuori dall’Italia e’ una cosa molto seria e come tale la tratto sia nel lavoro che nell’attività artistica.

Per gli ultimi due singoli notiamo che è cambiato anche un po’ il tuo sound, sbagliamo forse? In che modo, e perchè secondo te?

Sinceramente per me non e’ cambiato molto.. produco da solo i miei brani e quindi continuo semplicemente a sperimentare con suoni e linguaggi sonori. Un artista ricerca, si evolve. Questi nuovi brani e il sound che sto indagando non vengono a caso, nella mia carriera musicale ho fatto molte cose come musicista e come produttore quindi metto solo insieme influenze e mondi che ho toccato con mano e che ho dentro, cercando di raccontare le mie cose. E poi i miei artisti preferiti hanno sempre cambiato disco dopo disco…quindi a loro mi ispiro e continuo imperterrito nel mio viaggio.

Africa, Jamaica e altre influenze etniche… Come ci sei arrivato?

Appunto come dicevo sopra niente e’ a caso… agli inizi degli anni 2000 quando approdai a Londra per la prima volta come batterista e percussionista venni in contatto con Brixton, la musica Reggae e ambienti musicali e musicisti che mi hanno aperto un mondo. Jammando, imparando l’essenzialita’ del groove, ascoltando dischi della black music in generale ho scoperto che un accento in levare e’ una caratteristica di forte potere, dal jazz and reggae fino al rock e alla musica house..

Poi andando a ritroso l’amore per i mondi etnici, per il Medioriente e l’Asia, insomma per tutto ciò che parla un linguaggio di spiritualià  e trasporto viene poi dal fatto che fino a 8 anni ho vissuto con i miei genitori prima in Arabia Saudita e poi in Pakistan. Penso ri aver assorbito mondi che continuano a risuonare in me. E poi per qualche anno ho fondato e portato avanti un collettivo chiamato Babylon System Rebels: 4 percussionisti che tuonavano ritmi tribali per ore sopra il suono dei vinili di un dj che sparava il meglio della musica afro/brasilian/etno/reggae, stile Melody Mecca… abbiamo infiammato estati e locali e palchi per 3 anni ed e’ stato in momento di grande formazione per me. Insomma ve l’ho detto: niente viene a caso!

Sei mai stato invece dalle nostre parti, in Basilicata?

Confesso… solo di passaggio durante qualche tour estivo anni fa ormai, quindi sono colpevole e vorrei tanto farmi perdonare! La Basilicata e’ una terra magica e sarebbe bellissimo trovare delle serate in qualche locale lucano per presentare le mie canzoni… e magari poi rimanere qualche giorno per riempirmi gli occhi, la bocca e toccare con mano le vostre tradizioni e le leggende antiche tra terra e mare che mi affascinano sempre..


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