Giorgio Adamo, il nuovo album e l'amore per la Basilicata


E' uscito l'album di debutto di Giorgio Adamo, dal titolo "PIÚ DEI GIGANTI" (fuori per Disordine Dischi, e in distribuzione Believe). Un nuovo e importante capitolo per il cantante e attore (che abbiamo visto sul palco al fianco di nomi del calibro di Anastacia, Malika Ayane, Anggun...), che si espone oggi con un disco personale e intenso, un viaggio sonoro di puro cantautorato con incursioni elettroniche. Otto tracce in mezz'ora che ritraggono le varie sfaccettature dell'autore. Al centro c'è l'uomo che naviga tra brutture splendore, nella contraddizione dei sentimenti che fluiscono nella sua esistenza. 

Si declamano fiducia e smarrimento, colpevolezza e perdono, amore e odio. Vi è contenuta tutta la gratitudine per ciò che si ha, partendo dalla consapevolezza, attraversando il dubbio, navigando tra gli errori e i rimedi, esplorando il mondo che ci circonda, ciò che possiamo percepire al di sopra di esso e ricondurlo al nostro universo interiore; passa poi dall'osservazione di vite altrui, in cui possiamo ritrovare noi stessi, migliorarle e migliorarci, degusta la fine e l'inizio delle cose, si conclude celebrando il sogno, senza divenirne schiavi.

Nasce a Salerno il 12 marzo del 1985. Cantante e attore, dopo un trascorso da frontman rock, ottiene importanti ruoli nel mondo del teatro musicale. Protagonista di prestigiosi tour internazionali, nella sua carriera affianca personaggi del calibro di Ted Neeley, Anastacia, Michael Nouri, Gloria Gaynor, Massimo Ranieri, Gino Landi, Franco Migliacci, Alexia, Malika Ayane, Frankie HI - NRG MC, Anggun e i premi Oscar Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo e Gabriella Pescucci. Si esibisce sui più grandi palchi d’Europa, dal Fringe Festival di Edimburgo al Forum Grimaldi di Montecarlo, dall’Arena di Verona a Les Folies Bergeres di Parigi, giungendo anche oltreoceano a New York, Los Angeles e in Mexico. 

Nel 2020 pubblica “Un Banco di Pesci” con la Nep Edizioni e si dedica contemporaneamente alla stesura del suo primo album da solista, un disco dal titolo "Più dei giganti", in uscita venerdì 13 dicembre 2024 per Disordine Dischi. Viaggiatore incallito a stretto contatto con la natura, non smette mai di scrivere.

Qual è la prima cosa che ti viene in mente se senti “Basilicata”?

DOLOMITI LUCANE. Adoro la Basilicata in tutte le sfaccettature, ma quando passo in quella zona mi si mozza il fiato. Ma adoro Maratea e la sua costa, Matera mi incanta ogni volta che ci metto piede. Alla costa Ionica ho un legame affettivo perché da piccolissimo andavo in campeggio con mia zia a Novasiri poi quasi 30 anni dopo ci sono ricapitato per lavoro e ho instaurato belle amicizie. L'entroterra, i calanchi, Aliano e Carlo Levi, le distese da film western. La Basilicata è una terra meravigliosa che si abbraccia con la mia Campania quindi mi sento molto a casa.

Tra le tue influenze musicali ci sono anche cantautori contemporanei? E se sì, da chi hai preso ispirazione per questo debutto discografico?

Tra i miei ascolti più assidui c'è Daniela Pes che mi ha folgorato con " SPIRA" ma non posso dire ci sia stata influenza perché avevo già scritto e cominciato ad arrangiare i brani prima dell'uscita. Forse c'è più qualche sfumatura di Niccolò Fabi e il suo  " Tradizione e Tradimento", più contemporaneo alla stesura dei miei brani in quel periodo, inoltre il suo modo di scrivere  e le immagini che genera, l'ho sentito sempre molto vicino o HEY WHAT album dei LOW di una potenza inaudita. Mi piace Andrea Laszlo De Simone e la sua suite " L'IMMENSITÀ" in particolare. Ho apprezzato molto " To all the Lost souls" album raffinato di Guinevere. Mi emozionano tanto e diversamente Benjamin Clementine e Asaf Avidan. Apprezzo la visione di Lucio Corsi anche se non lo conosco a fondo. Più che ispirazioni ho elencato mondi differenti che però reputo attualmente di grande valore e se dovessi esserne inconsciamente influenzato sarebbe per me un onore.

Ci incuriosisce molto la foto di copertina. Dov’è stata scattata?

Scattata da Davide Voza nell'antico borgo abbandonato di San Giovanni, a punta Tresino tra Agropoli e S.M. di Castellabate. Luogo magico.

Come sei passato dall’essere un frontman rock, a lavorare attivamente e con costanza nell’ambito del teatro musicale? Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere questa strada?

Sentivo che mi mancava qualcosa e volevo esprimermi in modo diverso. Ho fatto un provino quasi per gioco, per mettermi alla prova. Sono stato preso al primo colpo come co-protagonista. La cosa mi ha dato fiducia e ho cominciato a studiare, ho riabbassato la testa e ho ricominciato tutto da capo. Da quel momento in poi ci sono state, tra le tante batoste , una miriade di cose belle che mi hanno portato a togliermi meravigliose soddisfazioni.

E come potremmo collegare, tematicamente o per altri motivi, “Più dei giganti” al libro che hai pubblicato quattro anni fa, “Un banco di pesci”. Hai lavorato alle due cose nello stesso periodo?

Non sono di fatto pensati per essere collegati. C'era un miscuglio di materiale scritto in precedenza e alcune cose nello stesso periodo. Eppure se sì legge il libro e poi si ascolta il disco o viceversa, sono certo che tanti concetti si abbraccino perfettamente, soprattutto dal punto di vista esistenziale.


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