Intervista: Metcalfa ci racconta il suo nuovo disco


Torna il progetto di Metcalfa, alter ego musicale del batterista e compositore Metello Bonanno, con un nuovo album disponibile su tutte le piattaforme digitali. Un nuovo e importante capitolo che si aggiunge all'autobiografia musicale di Metello: un disco che fugge dalle etichette di genere e si stratifica di influenze, si immerge nell'elettronica, nel jazz e nelle potenzialità dello strumento della batteria.

Il tutto parte dal termine "lagom", questo il titolo del disco, una parola svedese che significa  “quanto basta”, così racconta Metcalfa: "Negli anni il seme di questa parola è rimasto dentro di me e ha fatto crescere l’idea di questo disco. La giusta commistione tra jazz ed elettronica, la giusta dose di ritmo e melodia, un equilibrio armonico. Questo album vuole essere come certo di essere io ogni giorno: calmo dentro, forte fuori”

Sei mai stato dalle nostre parti qui in Basilicata? 

Sai che no? È una regione che ancora purtroppo non visto, ma che vorrei tanto visitare. La lista di luoghi dove suonare e portare la mia musica è lunga, e sicuramente la Basilicata è uno di questi.

Quanto ci hai messo ad arrivare alla conclusione di quest’album? È passato parecchio tempo dal precedente. In che periodo ci hai lavorato? Il Covid ti ha rallentato?

Ci ho messo più o meno un annetto, direi. Non mi sono messo a sedere pensando “ok, adesso scrivo un disco intero”, è semplicemente successo. Stavo lavorando ad una serie di brani separati tra di loro e ad un certo punto (settembre, più o meno) mi sono reso conto che avevano un filo conduttore e che era arrivato il momento di mettere tutto assieme. Il periodo del covid me lo sono preso per me, non avevo ancora obiettivi concreti dal punto di vista del mio progetto.

Hai portato il tuo disco dal vivo al Biko di Milano. Com’è andata?

Alla grande, il Biko è un locale nel quale ho sempre sognato di suonare quindi per me è stata una serata fantastica. Il disco è piaciuto molto a tutti e credo che sia arrivato tanto anche a livello emotivo, che è ciò che più mi preme. Sicuramente lo rifaremo, datemi solo il tempo di organizzarmi.

Esiste ancora una scena milanese fatta di centri sociali o cooperazione? Ti viene mai voglia di creare qualcosa in tal senso tu stesso? 

Credo vivamente di si, deve solo essere riportata sotto ai riflettori. Come ho già detto in altre interviste il mio obiettivo è proprio questo: creare e solidificare una scena italiana di jazz moderno, ibrido, fresco e nuovo. E spero vivamente che “Lagom” non sia una meteora di passaggio, ma il primo mattone di ciò che voglio costruire.

Quando hai sentito per la prima volta il termine “lagom”?

La prima volta l’ho sentito quando sono stato in Svezia. È un termine abbastanza diffuso in realtà e tante persone lo utilizzano spesso. Mi ha subito affascinato il significato dietro alla parola ed è bene o male sempre rimasto con me fino a quando, un mesto fa, non è finalmente diventato musica.



Metcalfa nasce come un progetto esplorativo, prende forma dalla necessità di imboccare un sentiero ancora inesplorato. Il seme di tutto ciò nasce dalla volontà di unire l’universo ritmico e rituale della batteria con quello melodico e armonico del pianoforte; per poi unire il jazz all’elettronica. Quelle che ascoltate non sono solo canzoni: sono emozioni, stati d’animo, sogni notturni e un risveglio costante.

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