Intervista ai Golden Hind: ''I talent? Non ci piacciono le dinamiche che ci sono all'interno''




E' disponibile su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo dei Golden Hind. Un nuovo intenso capitolo dal titolo "Hypno-Girl", un racconto di un’attrazione fatale, una relazione che consuma, che ipnotizza fino a svuotare chi ne cade vittima. Il brano, che anticipa l'album di debutto di prossima uscita, utilizza la figura di un vampiro come metafora di un amore tossico, un legame in cui si finisce per cedere completamente, perdendo pezzi di sé, senza più distinguere il piacere dalla dipendenza, la passione dalla distruzione.

Siete mai capitati da queste parti?

Purtroppo no, ed è una grande mancanza, perché ce ne hanno parlato tutti molto bene. Sicuramente abbiamo in programma di andarci presto per una bella vacanza.

Come vi trovate a Milano? Pensate che dal punto di vista musicale ci sia modo e margine di diventare famosi senza passare dai talent?

In questi mesi del 2025 abbiamo rivalutato le opportunità offerte da Milano, grazie anche all’incontro con molte persone e realtà che hanno voglia di creare qualcosa di nuovo, al di fuori della solita strada dei talent. Esiste un circuito più underground che dà davvero spazio per condividere la propria musica.

Una cosa che abbiamo notato, però, è che in Italia i talent vanno per la maggiore e viene dato poco spazio alle iniziative alternative. Prendiamo ad esempio i Red Hot Chili Peppers: ve li sareste mai immaginati a un talent? Noi no. Ovviamente la strada alternativa è più lunga, ma siamo convinti che sia anche più duratura. I Red Hot, ad esempio, ci hanno messo sette anni per arrivare dove sono oggi.

E qual è la vostra personalissima opinione sui talent?

I talent non ci fanno impazzire per varie dinamiche che ci sono dietro. Detto questo, capiamo perfettamente gli artisti che decidono di intraprendere quel percorso. Per molti progetti può essere una scelta vincente, ma per il nostro no.

Abbiamo rifiutato diverse proposte di questo tipo proprio per non snaturare il progetto e per non scendere a compromessi. Ovviamente, prima o poi con qualcuno un compromesso lo devi fare, ma dipende da chi è il tuo interlocutore e da come ci arrivi.

Quale vostro concerto vi portate nel cuore? 

Come nostro live, direi l’ultimo che abbiamo fatto all’Ostello Bello di Milano, in Duomo. Abbiamo portato in scena il nostro nuovo show con diversi ospiti, ed è stato fantastico. Il pubblico ha recepito alla grande la nostra energia, e noi sul palco sentivamo la loro. Bellissimo. Da ora in poi sarà sempre meglio: il 5 giugno suoniamo alla Fabbrica del Vapore per il Festival Re Nudo, e sono sicuro che il giorno dopo diremo che quello sarà stato il miglior live.

Per Simone, i live più emozionanti di altri artisti sono due: gli Alter Bridge al Fabrique nel 2017 e Vincent Garcia, un grandissimo bassista, al Blue Note quest’anno. Due artisti completamente diversi, ma entrambi eccezionali. Per Jordan, il concerto degli Eagles al Forum di Milano nel 2009 è stato un momento di pura emozione, indescrivibile.

Per Ivan, invece, il top è stato vedere i foo figthers al Firenze rock nel 2018. Per creare un live perfetto, secondo noi, bisogna essere ben amalgamati e avere una forte energia da trasmettere.

Condividete anche i gusti musicali, o ognuno di voi ha influenze diverse?

Condividiamo tutti la stessa matrice musicale iniziale: il rock. Siamo tutti cresciuti con questo genere, poi ognuno di noi è stato contaminato da altri stili: chi dal folk, chi dal punk, chi dal jazz vintage e anche da quello più moderno.


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