"Abbattiamo l’arretrato, ma viviamo nel precariato”. È questa la situazione dei circa 12 mila lavoratori precari della giustizia (11.178 per la precisione, secondo i dati aggiornati al 31.01.2025) che il 16 settembre sciopereranno per denunciare le mancate certezze sulla loro stabilizzazione, a pochi mesi dalla scadenza dei loro contratti a termine. L’azione di sciopero proclamata a livello nazionale da FP CGIL ai sensi della L. n. 146/1990 (così come modificata dalla L. n. 83/2000) è finalizzata a contrastare l’inazione tanto dell’amministrazione quanto del Governo, nello stanziamento delle risorse necessarie per la stabilizzazione di tutto il personale precario PNRR. Si tratta dei lavoratori del Ministero della giustizia - funzionari UPP, funzionari tecnici, operatori data entry - reclutati mediante procedure connesse all’attuazione del PNRR, per rafforzare l’efficienza del sistema giudiziario italiano.
Nello specifico, sono circa 9.000 mila gli addetti all’ufficio per il processo (UPP): funzionari laureati, regolarmente assunti tramite concorso pubblico, che hanno il compito di coadiuvare i magistrati nello studio delle cause e nella redazione dei provvedimenti giurisdizionali, svolgendo ricerche dottrinali e dei precedenti giurisprudenziali, massimazione di sentenze, nonché collaborazione diretta con il magistrato per la preparazione dell’udienza. Il contributo offerto da tali precari, in quasi quattro anni di attività, in termini di ammodernamento del sistema giustizia è senza precedenti: dalla riduzione dell’arretrato, all’innovazione digitale e organizzativa. La macchina della giustizia – senza il prezioso contributo di tali lavoratori – già gravata da arretrati e carichi di lavoro imponenti, rischia il collasso.
A lavoro da febbraio 2021 e dopo una proroga già concessa nel 2023, ad oggi il Governo, al netto di proclami ed impegni, non ha ancora dato una risposta certa sulla richiesta di stabilizzazione totale delle 12.000 unità attualmente in forza all’amministrazione. I fondi stanziati finora favorirebbero l’assunzione a tempo indeterminato a partire dal 01 luglio 2026 di soli 3.000 lavoratori, sulla base di una “selezione comparativa su base territoriale e centrale” della quale, ad oggi, non si conoscono nemmeno i criteri effettivi. Altri 3.000 attendono risorse promesse nella legge di bilancio, mentre 6.000 rischiano di trovarsi senza lavoro alla scadenza dei contratti, il 30 giugno 2026. Tale prospettiva significherebbe non solo perdita di reddito per migliaia di persone, ma anche un colpo durissimo al sistema giustizia, già minato da croniche carenze di personale. Dal 01 luglio 2026, i carichi di lavoro saranno ancora più insostenibili per il personale di ruolo.
La stabilizzazione di tutti, dunque, rappresenterebbe una scelta di equità e una condizione strutturale per garantire non solo dignità ai lavoratori, ma anche un servizio giustizia efficiente e celere per tutti i cittadini.
La giustizia italiana ha bisogno del lavoro di questo capitale umano, delle loro professionalità e delle loro competenze che andrebbero inutilmente disperse dopo la scadenza del PNRR. Non si può pensare di investire per anni sulla formazione e sul lavoro di queste persone, per poi lasciarle nel limbo dell’incertezza. Urgono soluzioni immediate e strutturali che assicurino la continuità e la stabilizzazione di tutti.
Sul punto, anche l’Associazione Nazionale Magistrati ha diramato un comunicato in data 12.09.2025 (https://www.associazionemagistrati.it/doc/4898/giustizia-solidariet-aprecari-ufficio-processo-in-sciopero.htm) nel quale ha espresso la solidarietà ai lavoratori precari addetti all’ufficio per il processo. Per l’Associazione il lavoro della magistratura “è indissolubilmente legato a quello del personale amministrativo e tecnico”. “Non può esserci giustizia efficiente – prosegue l’Anm - senza la stabilità e la valorizzazione di chi garantisce il corretto funzionamento degli uffici. Per questo riteniamo inaccettabile che, a partire da giugno 2026, gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori precari possa essere privata della propria occupazione”. “Chiediamo con forza che il Governo e il Parlamento – prosegue la nota - individuino soluzioni immediate e strutturali per assicurare la continuità e la stabilizzazione degli addetti all’ufficio per il processo, nell’interesse non solo di chi oggi è precario, ma di tutti i cittadini che hanno diritto a una giustizia celere ed efficace. Saremo sempre al fianco di chi difende la dignità del lavoro e il buon funzionamento della giustizia”.
Il superamento della precarietà è, dunque, una battaglia di civiltà oltreché di dignità.
Indietro non si può tornare, occorre stabilizzare.
A Potenza, il presidio dei lavoratori si terrà in Piazza Prefettura dalle ore 9,30 alle ore 11,30.
Matera, 15 settembre 2025
I funzionari addetti all’ufficio per il processo del Tribunale di Matera
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