Bennardi, la solita storia che si ripete: Matera merita più trasparenza


MATERA - È come rivedere un film già proiettato più volte, con qualche piccola variazione ma sempre la stessa trama.

L’affidamento diretto del servizio di organizzazione dell’evento finale “SMAFINE” alla società Quadrum srl, per un importo di 47.800 euro, riporta ancora una volta Matera a interrogarsi sull’opportunità e sulla trasparenza delle scelte amministrative e di quanto queste possano essere legate alle scelte politiche.

La determina è datata 1 ottobre 2025, mentre il passaggio del consigliere Donato Braia in maggioranza è stato ufficializzato solo pochi giorni dopo, il 5 ottobre, con dichiarazioni pubbliche in cui parlava di “entusiasmo, partecipazione, azione e condivisione”.

Ebbene, di azione se ne è vista sicuramente, ma di partecipazione e condivisione non c’è traccia: un affidamento diretto come questo, infatti, avrebbe meritato quantomeno una procedura aperta, una manifestazione di interesse alla quale, come noto, la stessa società Quadrum ha già partecipato nel recente passato, ad esempio per il Capodanno 2023.

La distanza tra le parole e la realtà amministrativa è emersa subito. E non è solo una questione di opportunità: mentre si parlava di “rilancio della città”, restano ancora senza risposta domande fondamentali sull’organizzazione e sui costi dell’evento del 26 settembre alla Cava del Sole. Su questo aspetto attendo l’esito della richiesta di accesso agli atti già depositata, perché i cittadini hanno diritto di sapere come vengono spesi i loro soldi.

Sono sicuro che il cambio di casacca del consigliere Donato Braia non sia dipeso da questo affidamento diretto perché sarebbe un fatto gravissimo e pericoloso per l’integrità dell’amministrazione Nicoletti. Ma proprio per evitare sospetti e illazioni, che nuocciono alla credibilità dell’amministrazione e all’immagine della città, sarebbe stato più corretto e “igienico” procedere in modo trasparente, aperto, partecipato.

La politica, soprattutto quando amministra la Capitale europea della Cultura, deve saper dare il buon esempio.

Quando però le parole perdono valore, restano solo i fatti a parlare. E dopo giorni di discorsi su “anatre zoppe”, “salute pubblica”, “responsabilità” e “figliol prodighi”, a Matera restano interrogativi legittimi su come si intendano interpretare davvero concetti come “amore per la città” e “bene comune”.

Matera non merita ombre, ma chiarezza.

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