MATERA - La nomina degli assessori Stefania Draicchio e, soprattutto, Giuseppe Casino, con decreto sindacale del 14 ottobre, completa una Giunta che nasce sotto il segno di un cinico opportunismo politico.
Come capogruppo del Movimento 5 Stelle, non posso tacere di fronte a questa vergognosa operazione, che rappresenta la naturale e prevedibile conclusione di un progetto ipocrita e velleitario, costruito per escludere piuttosto che aggregare il centrosinistra materano. Eppure, nonostante fosse fin troppo chiaro di che porcheria si trattasse, in molti si sono fatti ammaliare da quella porcheria.
Il sindaco Antonio Nicoletti ha scelto di riempire le caselle di una maggioranza traballante non con la qualità o la competenza, ma con il frutto avvelenato di un mercimonio politico che discredita ogni ideale. Ed è proprio la nomina di Giuseppe Casino, fratello del consigliere Nicola Casino, a svelare la vera logica di questa maggioranza: Nicola Casino, eletto tra le fila dell’opposizione, aveva pubblicamente escluso che il suo passaggio al centrodestra fosse frutto di convenienze o accordi personali, dichiarando di agire solo “per il bene della città”. Oggi, il fratello siede in Giunta: la “trasparenza” e la “responsabilità” tanto sbandierate si rivelano per ciò che sono, una menzogna, parte di un copione già scritto che mortifica la dignità della politica.
Se il sindaco Nicoletti porta su di sé la colpa di aver accettato questa logica del baratto, una responsabilità ancora più grave pesa su coloro che hanno permesso che Matera finisse in questa palude. Mi riferisco, senza mezzi termini, agli allora vertici regionali e cittadini dei partiti del centrosinistra lucano, in particolare PD e PSI, che con le loro ambiguità, il mancato coraggio e la rinuncia a un’identità chiara, hanno consegnato la città al centrodestra. La corsa al “civismo” di ex segretari cittadini del PD, pronti a candidarsi dimenticando simboli, storia e radici, e il fallimento delle primarie civiche a cui partecipò, firmando un “patto di lealtà”, lo stesso consigliere che oggi vede il fratello assessore, sono solo tappe di un declino morale. Quante chiacchiere, quanta ipocrisia riversata sulla città in nome del “bene comune”, per poi assistere a affidamenti diretti sospetti e ad assessorati concessi come compensazioni familiari. Avete ucciso la politica. Vergognatevi. Non lamentiamoci poi della disaffezione, dell’astensionismo, del vuoto di fiducia: vanno a votare solo coloro che ognuno riesce a trascinare per interesse.
Quanto accaduto deve essere un monito per tutti: non si vincono elezioni senza un progetto valoriale comune, senza il coraggio di schierarsi e chiamarsi per nome. Il centrosinistra a Matera si è frammentato perché ha inseguito le proprie convenienze personali, rinunciando alla propria identità. Eppure, credo che oggi, anche tra i banchi dell’opposizione e fuori dal Consiglio, ci sia chi non si nasconde più, chi non ha problemi a definirsi centrosinistra, chi non intende tradire i propri valori quando sembra che non siano più di tendenza, quando i sondaggi premiano altro, quando c’è da scendere in piazza per i propri diritti o per sostenere una pace giusta. È da quella fiammella identitaria che dobbiamo ripartire, abbandonando ogni pretesa di potere e ogni intreccio tra politica e affari, per tornare a parlare di cultura politica. Noi del Movimento 5 Stelle, che eravamo disposti anche a cedere sul nome del candidato sindaco pur di salvaguardare l’identità di un progetto politico comune, avevamo lanciato un ultimo appello: liberarsi di chi, oggi, ha barattato un posto in maggioranza per un assessorato. Non siamo stati ascoltati. E così oggi, mentre l’assise cittadina si prepara a offrire la seconda carica comunale a Fratelli d’Italia, quel partito il cui presidente nazionale ha dichiarato che la sinistra italiana è peggio di Hamas, Matera città della pace, prima città del sud Italia a ribellarsi al regime nazifascista, deve trovare il tempo e il modo di riconoscere gli errori e ripartire. Anche i nostri, errori di ingenuità, forse, ma di quella ingenuità che nasce dal credere nella politica come servizio. È da qui che dobbiamo ricostruire un’alternativa per Matera e per la Basilicata, fondata sui valori della tolleranza, della giustizia sociale, del lavoro e della sanità, non sulle poltrone.
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