Renzi in Basilicata, i sindacati: occorrono fatti e una strategia nazionale per il Mezzogiorno

POTENZA - I sindacati criticano il metodo e nutrono dubbi sul merito. Summa, Falotico e Vaccaro dicono “no alla  semplice riproposizione  di  azioni e risorse già programmate per nuove dal premier” e rilanciano: “Attendiamo ancora i 143 milioni della ex carta carburante per far partire il reddito minimo di inserimento”.

Dopo l’incontro con il presidente Pittella resta ancora un grande punto interrogativo sulle misure che il premier Renzi presenterà nel suo viaggio in Basilicata. Da molti mesi le forze sindacali sono impegnate a chiedere un confronto al Presidente della Regione Marcello Pittella, impegno preso con la proposta del Piano per il Lavoro, da discutere, promuovere, emendare. A tal proposito le forze sindacali restano in attesa di quanto dichiarato alle organizzazioni sindacali dal presidente Pittella, che, dopo la firma del Masterplan, intende avviare il confronto con sindacati e partenariato economico e sociale. A tal riguardo Cigl Cisl e Uil hanno chiesto esplicitamente di accompagnare questa fase con un cabina di regia che in ogni momento monitora, fluidifica e realizza l'efficacia della concertazione, proposta che Pittella ha condiviso.  

Nella gravità della situazione in cui versa la regione sia in termini socio-economici sia nei termini di un’esposizione ravvivata dalle recenti vicende giudiziarie, lo marcia per il lavoro dello scorso 9 aprile richiede immediata continuità di azione e di risposte, dialogo e confronto. Le organizzazioni sindacali, nella richiesta di un rilancio del confronto, chiedendo spazi di democrazia e partecipazione nella Pubblica Amministrazione, dicendo basta ad una dinamica amministrativa poco trasparente, puntando ad una riforma complessiva della stessa, aprendo i cantieri di un confronto a 360° sulle politiche per il lavoro e la formazione, promuovendo una strategia interregionale per la collocazione strategica della Basilicata e delle aree interne del Mezzogiorno nelle direttrici dei grandi flussi economici e commerciali, a partire dal documento unitario Basilicata 2020.

Occorrono investimenti e soprattutto un piano del lavoro e politiche industriali per ridare una prospettiva al Sud, ormai da anni deprivato delle sue risorse, e di azioni di sviluppo che puntino a superare il grande gap infrastrutturale e di sviluppo. In questa ottica è stata avanzata la proposta di istituire una cabina di regia per il monitoraggio e l’attuazione dei contenuti del Masterplan (patto per la Basilicata con il governo), una scelta importante ed essenziale per dare certezza dei tempi di realizzazione degli interventi.

Vista la gravità della situazione e la maestosità degli impegni da prendere, non vorremmo che la visita di Renzi si riducesse a mera passerella. Considerata la tardiva convocazione, ci chiediamo: è possibile fare come se la realtà non esistesse? C’è ancora margine per recuperare una situazione così drammatica che vede il Sud oggetto di corteggiamenti ma mai condotto sull’altare delle politiche di sviluppo? Ci sembra alquanto fuori luogo continuare in una rappresentazione avulsa dalla realtà, come se nulla stesse accadendo, come se la società e le sue varie forme di espressione non esistessero, come se il tutto potesse rabbonirsi con una visita spot in Basilicata, con telecamere, foto di rito e tele-racconto di un Mezzogiorno che, purtroppo, non c’è. E non c’è nelle corde del Governo nazionale, non c’è nei programmi, nella partecipazione e nella corretta dialettica democratica.

Il Masterplan annunciato lo scorso anno, giunge con moltissimo ritardo ad un avanzamento in chiave regionale, essendo stato espunto il Mezzogiorno dal documento di programmazione economica e finanziaria. Quel Masterplan giungeva al culmine di un dibattito estivo che vedeva emergere il dramma sociale ed economico di quest’area del Paese, scavato dai ritardi e dal divario, mortificato dall’emigrazione che, come dimostrano gli ultimi dati Istat, torna a crescere. Noi diciamo al presidente del consiglio che sarebbe davvero deludente se dal cappello a cilindro del governo nel suo coast-to-coast lucano spuntasse la rimasticatura di cose vecchie abilmente vendute per nuove - arte in cui il nostro presidente del consiglio eccelle - o se al termine della passerella scoprissimo che il saldo tra le risorse stanziate in passato e quelle annunciate dal premier risultasse negativo per effetto del drenaggio a favore di altre regioni del Nord.

Lo diciamo con chiarezza prima: una tale ipotesi sarebbe dannosa oltre che beffarda e aumenterebbe la diffidenza dei lucani verso il governo nazionale. Il governo, intanto, incominci col dare ai lucani ciò che è già dei lucani, e ci riferiamo in particolare ai 143 milioni di euro della ex carta carburante rivenienti dal 3 per cento aggiuntivo di royalties petrolifere. Si tratta di risorse finanziarie che sono state già oggetto di un lungo e travagliato negoziato con il governo centrale e che oggi sono necessarie ad avviare il reddito minimo di inserimento e a sostenere la piccola e media impresa.
Così in una nota congiunta Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro.