Quella “Muttura” che minaccia le nostre vite

di FRANCESCO GRECO - LEUCA. Standing ovation al “Premio Leuca” (XI edizione) per “Muttura”, testo drammatico della compagnia “Alibi” (Artisti Liberi Indipendenti), che Walter Prete (con la consulenza della giornalista Tiziana Colluto) mise giù nel 2015, a 24 anni, e che possiamo considerare “lo” spettacolo dell’estate 2019.

Commosso, toccato nell’intimo, il pubblico ha chiamato più volte la mostruosamente brava Patrizia Miggiano (un’attrice “cult”, popolare, amatissima) e l’altrettanto eclettico Gustavo D’Aversa, tenuto inchiodato due ore, invitandolo a riflettere sulle tragedie occulte intorno a noi, come la “Muttura” (che i vecchi chiamano “serenu”) nelle mattine d’autunno.

Cos’è dunque “Muttura”? E’ una denuncia dell’inquinamento da interramento di rifiuti d’ogni sorta (scarti di lavorazioni industriali, di ospedali, nucleari, perfino di cimitero) che negli anni Novanta, provenienti dal Nord ricco e spocchioso che poi ci fa pure la morale, tramite la malavita (Terra dei fuochi vs Salento) e amministratori territoriali compiacenti e corrotti, sono stati sotterrati   sotto i nostri piedi. 

Fetidi gironi infernali di cui ignoriamo le mappe, che con la particolare composizione del terreno, percolano, si disfano, entrano nella falda e da lì nell’organismo tramite i cibi. 
  
C’è una scuola di pensiero (l’oncologo Giuseppe Serravezza) che collega l’aumento della mortalità per brutte patologie (leucemia), in Salento, a queste pratiche selvagge svelate dal pentito di camorra Carmine Schiavone. E se è vero che non abbiamo industrie a inquinarci, c’è davvero da crederci.  
  
“Muttura” ci mette davanti allo specchio e ci mostra le rughe di un modello di sviluppo suicida, che devasta l’ambiente e le nostre vite, forse modificandone il dna. 
   
Ma noi siamo così ciechi da correre dietro agli anatemi ideologici, e infatti aggrediamo Greta Thunberg che ci mostra la luna, mentre guardiamo il dito. Dimenticando che i “Grunen” tedeschi stanno per andare al governo del paese anche perché le danno retta. 
  
Ma torniamo alla scansione artistica ed estetica dello spettacolo, la cui regia è firmata dallo stesso D’Aversa e il montaggio essenziale dà un mood di tragedia incombente, stemperato però dalla leggerezza e dalla satira sul mondo vuoto di valori e feticista che abbiamo costruito. I veleni sotto i nostri piedi  sembrano quasi una punizione da contrappasso dantesco. 
  
Intrigante la modulazione del testo, che ibrida sapientemente parole e immagini attraversate da poesia e satira: c’è il Carosello anni Sessanta (“Moplen” di Gino Bramieri), il Quartetto Cetra che elogia la Vespa e poi video bellissimi con la storia della nostra civiltà ormai agonizzante, dai mari di plastica a Hitler.

Le news sul dramma sono date da una radio di provincia, di notte per giunta, quando l’audience è scarsa. Intanto la gente si fa stordire da Canale 7 dove impera Alessandra Volpino (Patrizia Miggiano), regina del trush, citazione dei programmi discarica rsu della D’Urso, la Balivo, la Venier, la Parodi, etc. muse del nichilismo del nostro tempo sudicio e volgare. Sottile ma feroce, la satira alla tv del degrado culturale, che da Berlusconi a oggi è il sostrato su cui si regge la politica ridotta a spettacolo in tutte le sue aberranti declinazioni. 

Ma siccome tutti abbiamo uno scheletro nell’armadio, il marito della star tv Carlo Bonaria (D’Aversa) è impegnato nel settore smaltimento dei rifiuti tossici e finisce in un’inchiesta che squaderna le loro vite.

Il testo è cosparso di nude metafore e solari allegorie. La casalinga (disperata) Daniela (ancora Patrizia, citazione di Nora da “Casa di bambola”) si arrabbia perché non riesce a pulire le fughe del pavimento, nonostante i veleni che usa, specie quand’è scirocco. Sono le nostre fughe verso Berlino, Barcellona, Londra, in cerca di pane e dignità, che qui ci negano.
  
Il marito Tonino/Antonio Azzulo, lavora a Caserta (già la location dice tutto), fa l’autotrasportatore di rifiuti nocivi, che si consegna ai Carabinieri e va a Canale 7 a farsi intervistare. Quando nei fine settimana torna, Daniela sente gran baccano in giardino: sta interrando rifiuti pericolosi. In più la scansa nel talamo coniugale: non vuole in un figlio in un mondo così brutto e infido?  
  
Infine, il sogno di una vita e un amore  normale, il desiderio si ravviva, solo che Alessandra e Carlo dove vanno in luna di miele? Nuotando in un mare pieno di plastica, in un finale surreale che riduce il pubblico al silenzio.

Patrizia è fantastica: ha personalizzato i suoi tre ruoli (interpreta anche l’avvocatessa che difende Bonaria) in un lavoro durato mesi, ha metabolizzato il testo e interagisce col pubblico, che diviene a sua volta protagonista dello spettacolo. E’ brava nel creare empatia e complicità, dote che solo le grandi interpreti possono osare (pensiamo a Anna Magnani e alla Loren): a un certo punto attore e personaggio si fondono, son tutt’uno, stessa pelle, impossibile distinguerli.

Bravi, bravi, bravi! La passione che tutti mettono è commuovente. Altri credits: video Elisa Nocera, scenografia Simona Agrosì, costumi Dora Pauli, comunicazione Riccardo Buffelli e Rossella Caggia.  
  
Un quarto d’ora di applausi, pubblico commosso, emozionato, con i brividi sulla pelle, qualcuno non si trattiene e piange. La poesia fa questo effetto anche se si parla di veleni. “Succede spesso con questo spettacolo – sorride la star – anch’io mi sono emozionata dinanzi alla reazione della gente”. 

“Muttura”, il suo messaggio inquietante, giunge dritto al cuore e dice di non arrendersi, non scivolare nell’apatia, il fatalismo, l’impotenza. La lotta sarà dura e lunga, il “nemico” è invisibile…