E' disponibile su tutte le piattaforme digitali il nuovo album, il primo full length, di Bastiano, alter ego musicale di Luca Bastianello. Un importante capitolo che valorizza ciò che viene catalogato come difetto, lo stesso che ci rende unici in un mondo dove si rincorre la perfezione.
Questa è la prima riflessione nata dalla copertina che rappresenta il nuovo disco di Bastiano “Punti che si uniscono”, una metafora che ci porta a cambiare direzione in base alle scelte che prendiamo. Raccoglie in sé un invito al dialogo, per avvicinarsi con garbo laddove c'è motivo di confronto. Il titolo prende spunto da una manciata di parole presenti in uno degli otto brani racchiusi nell’album. La scelta è dettata dalla necessità di lasciare da parte ogni forma di ripensamento per evitare che quel sassolino nella scarpa diventi pietra.
E così il cantautore Bastiano, rifiutando l'esigenza di essere contenuto in un genere, etichetta o algoritmo, ci regala un nuovo frammento della sua autobiografia musicale.
Bastiano è il nome del progetto con cui Luca Bastianello si lascia alle spalle un lungo percorso da bassista per calarsi nelle vesti di cantautore. Dopo aver pubblicato il primo EP dal titolo “Stesi sull'asfalto” ora è la volta di un nuovo album “Punti che si uniscono”.
“Le mie canzoni parlano di umane deviazioni, luoghi di distrazione. Racconto storie vere, a volte prese in prestito altre viste da vicino. Ho sempre trovato interesse nello scrivere, come se aiutasse il mio spirito ad evolversi. Cerco di fermare ciò che vedo per far sì che la mente non possa cancellare. Suono la chitarra perché mi tiene compagnia, faccio musica perché è l’unica cosa in cui trovo rifugio."
Qual è la prima cosa che ti viene in mente quando pensi alla Basilicata?
In Basilicata non ho ancora avuto il piacere di fermarmi, ho potuto solo annusarla di striscio per andare prima in Calabria e poi in Sicilia. Di certo però siete nel mio cuore per via del peperone crusco e delle salsicce da lacrime che il mio collega di lavoro mi porta sempre ogni qualvolta scende per le feste a trovare la sua famiglia. Lui dice sempre che mi vedrebbe bene lì in mezzo alle vigne e agli ulivi dei suoi genitori a pascolare le capre e sentirmelo dire mi fa un gran piacere.
Com’è cambiato, secondo te, il tuo modo di scrivere dai tempi di “Stesi sull’asfalto”, il tuo primo EP con il quale avevamo iniziato ad ascoltarti?
Sono felice che abbiate potuto conoscere la mia musica fin dall’inizio. Diciamo che ho vissuto il cambiamento come una crescita spirituale, un continuo evolversi del quotidiano. Cerco di crearmi dei presupposti per migliorare la scrittura così da trattare temi diversi che partono dal viaggio per finire nel sociale. Mi prefiggo pochi paletti, per tenere la penna libera da vincoli.
Riesci a scrivere anche in altre forme, che non siano finalizzate alla musica?
No, il fine unico è quello di abbinare le parole alla musica. Solo così mi sento completo perché lo strumento che suono è uno dei pochi elementi che riesce a trasmettermi la giusta serenità. Un pezzo di albero che vive in eterno anche se strappato alla terra.
E se è vero che racconti storie vere, a chi ti sei ispirato per i brani del tuo nuovo album “Punti che si uniscono”? C’è anche la tua, tra queste storie?
“Punti che si uniscono” è una metafora che ci porta a cambiare direzione in base alle scelte che prendiamo. Raccoglie in sé un invito al dialogo, per avvicinarsi con garbo laddove c'è motivo di confronto. Parla di me e della visione che ho delle cose, delle persone, dell’ambiente circostante. È un lavoro che mi riguarda molto da vicino e che attraverso le canzoni cerca di parlare a quell’ascoltatore che in qualche modo si ritrova nei concetti che porto a galla.
Impressioni a freddo su Sanremo e questo periodo di hit imperante?
Seguo poco il Festival perché credo che la musica dovrebbe vivere di luce propria, senza essere per forza affiancata da un brand facoltoso di abbigliamento. Anche per questo sono felice che un artista vero e genuino come Lucio Corsi sia arrivato sul podio.
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