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Casey Chandler è attualmente impegnato anche come autore di colonne sonore, tra le sue collaborazioni più significative anche quelle con Gabriele Salvatores per "Il Ragazzo Invisibile" per la promozione della serie Netflix "Tredici".
“Black Lemonade” è nato in un momento particolarmente difficile della mia vita, ed è per questo che l’EP ha un tono piuttosto cupo. All’interno, però, ci sono anche momenti più leggeri e un pizzico di ironia, che servono un po’ a stemperare il peso emotivo complessivo. Scrivere e registrare queste canzoni è stato davvero terapeutico per me. La copertina del disco è un’opera bellissima di Hugh Speier, il mio artista preferito e padre del mio migliore amico, venuto a mancare improvvisamente lo scorso novembre. Gli ho dedicato il brano “Hugh”.
Dopo aver accompagnato come musicista turnista John Grant (promuovendo quello che è stato l’album dell’anno per la rivista Mojo “Queen Of Denmark”), e aver suonato negli Stati Uniti, in Canada e in Europa, oltre che in varie importanti trasmissioni televisive, tra cui “Later…with Jools Holland”, Chandler inizia la sua carriera solista con l’album “Runnin’”, supportandolo con un tour Italiano in cui viene accompagnato da Federico Puttilli (Nadàr Solo, Levante, Kiol) e Ru Catania (Africa Unite, Tre Allegri Ragazzi Morti, Wah Companion).
Galapaghost produce successivamente altri otto album, sette EP’s e collabora inoltre a varie riprese con il cinema e la televisione, scrivendo musica per “Il Ragazzo Invisibile” di Gabriele Salvatores, “Una Relazione” di Stefano Sardo, per la promozione della serie Netflix “Tredici” e per una pellicola promozionale prodotta dal brand sportivo “Quiksilver” con il leggendario snowboarder Travis Rice, tra le altre cose.
Ciao Casey, sei mai capitato da queste parti?
Ciao! Purtroppo non sono mai stato in Basilicata, ma dopo averla cercata su Google, sembra assolutamente splendida, quindi mi piacerebbe davvero andarci un giorno!
“Black Lemonade” è il tuo nuovo EP, un nuovo percorso di consapevolezza. Quali episodi autobiografici lo hanno ispirato?
Ho attraversato un periodo molto difficile della mia vita personale poco dopo aver iniziato a scrivere e registrare questo EP e in realtà ho dovuto interrompere completamente le registrazioni per circa un mese per concentrarmi sulla mia salute mentale. Ho fatto molta terapia e sono migliorato notevolmente e sono davvero soddisfatto di questo EP. ‘Doomscrolling’ è stata ispirata da mio figlio e da tutti i problemi del mondo con cui dovrà fare i conti quando sarà più grande. ‘Hugh’ è stata ispirata dalla morte del mio artista preferito in assoluto, che era anche il papà del mio migliore amico. È scomparso improvvisamente a novembre e la sua arte adorna la copertina di ‘Black Lemonade’ così come MOLTE delle copertine dei miei album passati. Le altre canzoni dell’EP non sono autobiografiche, ma semplicemente storie e idee che mi giravano in testa.
E come mai questo titolo, così particolare?
"Black Lemonade" è semplicemente un verso che mi è venuto in mente e mi è piaciuto moltissimo il suono. Amo scrivere sulla bellezza dell'innocenza così come sull'oscurità e sull'isolamento che a volte provo. "Black Lemonade" riesce davvero a racchiudere l’atmosfera che volevo trasmettere con questo EP.
Che cosa ti manca di più di Woodstock e di casa tua? Riesci a considerare il Piemonte e l’Italia come casa, nonostante tutto?
Devo ammettere che a volte mi manca un po’ Woodstock e la familiarità dell’America, ma la cultura americana in sé non mi manca affatto. Credo di non essermi reso conto di quanto fossi americano – o meglio, di quanto non fossi italiano – fino a quando non mi sono trasferito qui nel 2021. Eppure, mi sento molto più a casa qui che in America. Sono una persona che ha bisogno di essere costantemente stimolata per crescere e vivere in Italia rappresenta davvero una sfida positiva per me. Certo, a volte è un po’ solitario e mi manca parlare in inglese, ma vivere qui è davvero qualcosa che mi fa bene.
Essere “straniero” nella scena musicale indipendente, è effettivamente uno svantaggio? Quali esperienze personali hai vissuto a riguardo?
Sì, purtroppo direi che nell’ultimo anno mi sono accorto che essere americano nella scena musicale italiana è un po’ uno svantaggio. Per me è stato particolarmente complicato prenotare concerti e, infatti, finora quest’anno non sono riuscito a farne nemmeno uno. Pensavo onestamente che sarebbe stato più facile entrare nella scena indie qui, visto che ho avuto un po’ di riscontro scrivendo musica per un film di Gabriele Salvatores e avendo la mia musica presente anche in un film di Stefano Sardo, ma è piuttosto difficile. Gestisco tutto da solo per quanto riguarda la mia musica e a volte può essere un po’ pesante! Spero però di riuscire a trovare qualche venue disposta a ospitarmi.
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