Sono così più di trecento gli operatori, educatori e o.s.s., impegnati nel settore, molti dei quali rischiano di rimanere a casa. La Basilicata pare infatti essere l’unica regione d’Italia a non avere ancora adottato l’accreditamento delle strutture residenziali psichiatriche: un sistema, reso obbligatorio dalla legge nazionale 502 del lontano 1992, che garantisce maggiore qualità dei servizi attraverso la verifica e la valutazione continua degli standard, nonché attraverso la valorizzazione delle buone pratiche assistenziali e riabilitative, e da cui deriva un risparmio per la pubblica amministrazione e un sicuro indotto nello sviluppo e nell’economia locale. La Regione aveva poi previsto, con la L.R. n. 4/2007, la regolamentazione dell’accreditamento istituzionale delle strutture socio sanitarie entro dodici mesi dall’entrata in vigore della legge. Sono invece trascorsi dodici anni e, nonostante faticosi passi avanti negli ultimi tempi che posizionano il sistema in dirittura di arrivo, manca sempre, inspiegabilmente, l’ultimo passo.
In questo clima di incertezza si rischia di generare ancora una volta un cortocircuito fra Regione e Aziende sanitarie, che nel frattempo procedono in maniera difforme dalle scelte regionali contraddicendo altresì la volontà dell’assessore Leone, ribadita il 9 agosto ai rappresentanti dell’Alleanza delle cooperative e delle forze sociali nel corso di un incontro, di procedere all’accreditamento. La manifestazione del 15 novembre chiederà di fare chiarezza e di tutelare gli operatori, gli utenti del servizio e le loro famiglie.